Canto Armonico
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La respirazione circolare, utilizzata da chi suona il didjeridoo per prolungare a piacimento il flusso sonoro

è in realtà mutuata dalla tecnica degli strumenti a fiato, ne sa qualcosa chi suona il clarinetto: si riempiono le guance d’aria e si “fa una cesura” immettendo l’aria velocemente mentre ci si da il tempo di inspirare… Un trucco, alla fin fine.

Con il canto armonico il discorso cambia, e si può accedere a quell’ideale di respiro continuo che tanto affascina i cultori.

Primo passo:

Portate una piccola attenzione solamente sull’espirazione, da qualche parte il corpo inspirerà. Se provate ad espirare – come doveste ravvivare la fiamma delle braci – vi renderete conto che si crea un automatismo che vi permetterà di inspirare. Come un’onda che lentamente scorre dalle cervicali a scendere.

Più è potente il vostro ventre, il vostro mantice energetico-respiratorio, più scenderà.

E’ quel fenomeno, ben conosciuto da chi pratica il Teatro NŌ, di riuscire a mettere in vibrazione un tavolino di legno a voce bassissima.

Quando riuscirete a differenziare ‘onda respiratorio, con il buon ausilio del movimento alto (ottimizzazione del Sistema Nervoso Centrale), una precisa statica vertebrale attiverà il sistema auditivo. Come diceva A. Tomatis, più il suono sale, più la percezione auditiva si fa attenta agli armonici sempre più lontani, e più respirerete con le orecchie.

A questo punto già non avrete bisogno di respirare, il vostro respiro sarà circolare, ma senza trucchi.

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