Canto Armonico
Voice Experience
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Mi fai la voce, quella grossa?

E’ quello che mi chiese il volontario che, per Varese Corsi nel lontano 2013 faceva da bidello e apriva e chiudeva le aule ad un semideserto seminario sul canto armonico. Disoccupato siciliano che viveva di lavoretti ed espedienti e quella sera unico allievo, era rimasto affascinato da quel suono grave e potente. Come tutti, a partire da me stesso, in modo istintivo, brutale, quel suono che sembra essere vomitato dal sottosuolo, stravolgendo ogni regola della fisica acustica.

Nel mio podcast sulla Voce Profonda potrete trovare tutto quello che c’è da sapere per realizzare questo straordinario suono, tuttavia non credo troppo né a spiegazioni, siano tecniche o mistiche, né a tutorial. Immaginare di inghiottire bocconi di carne, spostare muri immaginari con fili d’erba in bocca lasciano il tempo che trovano perché produrre questo suono è un’esperienza, che trovate alla fine di un processo interiore che parte comprendendo a livello tecnico come produrre e gestire un suono grave. Il consiglio di Roberto Laneri, di creare un’ancoraggio, ovvero associare la produzione del suono grave, quasi sempre aleatoria ad un’esperienza (per lui un bel tramonto californiano 🙂 ), sta a mezzo ma, per quanto più sensato lo trovo comunque un po’ cerebrale e di vago sapore Piennellista.

Personalmente, dopo aver messo a ferro e fuoco Boris, il cantante degli Shu-De specializzato nello stile Kargyraa, avevo la mia bella voce grave, ma qualcosa dentro non mi soddisfaceva. Infatti poco tempo dopo, quando ebbi l’occasione di far sentire il mio bravo suonino ad un vero monaco tibetano, in occasione di un festival a Firenze, questi mi disse che andava bene per poi allontanarsi sornione facendo tuonare l’intero palatenda con un boato.

Da allora ho cominciato la mia ricerca silenziosa, tutorial e consigli non mi servivano più finché una notte… stavo sognando che ero bambino, e sentivo tutto intorno a me (notate: non vicina, dietro, poco lontana, ma tutto intorno; non dimenticate questo principio multiradiale), la voce di mio padre che mi stava sgridando e io ne avevo paura perché era molto forte, mi sentivo smarrito e insicuro; a un tratto mi svegliai emettendo un boato mostruoso.

Avevo trovato la mia Voce Profonda Tibetana.

Da allora non ho avuto più grossi problemi con questo suono che ho sempre insegnato nei seminari e spesso venivo richiesto proprio per questo nell’ambito di concerti e manifestazioni, come il memorabile concerto ad Ascona dove improvvisai con la Voce Profonda duettando insieme al didjeridoo suonato nientemeno che dal mitico Phil Drummy!

Nel mio CD della RED edito nel 2000 di cui sono rientrato in possesso dei diritti e che potrete trovare in questo sito, c’è la traccia 8, Il sogno della Sibilla dove potrete ascoltare un raro esempio di secondo sub-armonico.

Prepararsi alla Voce Profonda Tibetana è quindi un processo che procede in modo rigoroso,

  1. scoprendo come emettere i gravi, senza confonderli con la voce schiacciata per emettere frequenze basse,
  2. capire qual’è la base del risuonatore principale e attivare il secondario,
  3. saper inviare lontano il suono

ma soprattutto, come ho cercato di raccontarvi in questo articolo dovete agganciarlo all’esperienza emozionale, la stessa che di nascosco fa capolino e vi crea il desiderio di tirar fuori proprio quella voce.

Volete approfondire con me la Voce Profonda? Siete insegnanti di canto armonico e volete un’orientamento per insegnare in modo completo e circolare il One Voice Sound?

Contattatemi per un incontro.

Alberto

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